Nuovo metodo Aticelca 502 sulla separabilità degli imballaggi

Il 16 febbraio, presso l’Istituto Tecnico di San Zeno di Verona, Aticelca, associazione che fornisce conoscenze tecniche per migliorare i metodi di fabbricazione della carta, ha organizzato una giornata di incontro per presentare il nuovo metodo Aticelca 502, con il patrocinio di Federazione Carta Grafica e Comieco.

Si tratta del primo metodo - valido a livello nazionale ed europeo - utilizzato per verificare se un componente di un imballaggio o un prodotto in carta sia effettivamente separabile manualmente da parte del consumatore, sviluppato in collaborazione con Chelab-Merieux Nutriscience, Centro Qualità Carta-Lucense, Ecolstudio e Innovhub-Stazioni Sperimentali per l’Industria.

Aticelca 502 è nato a seguito di un’indagine condotta insieme a Doxa che ha registrato un’ampia propensione dei cittadini ad avere un ruolo attivo nella separazione dei componenti di un imballaggio per poi avviarli al riciclo.

Un aspetto fondamentale emerso dalla presentazione è dato dalla adeguata comunicazione al consumatore, il quale deve poter effettuare una corretta raccolta differenziata senza difficoltà ed incertezze grazie anche a una progettazione attenta al fine vita del packaging.

Il vicedirettore generale di Assografici Italo Vailati, nel suo intervento sull’impatto della direttiva UE nel mondo della carta, ha affermato:

Se la propensione del consumatore alla carta e gli investimenti delle aziende vanno nella direzione giusta, al contrario, gli indirizzi della direttiva imballaggi UE vanno verso il riutilizzo senza fare distinzioni fra i materiali.

Il direttore della Federazione Carta Grafica Massimo Medugno ha inoltre sottolineato:

Il tema della rinnovabilità delle nostre materie prime nella direttiva imballaggi non sono messi in adeguata evidenza e, dopo gli obiettivi di riciclo UE che la filiera ha ampiamente raggiunto (Obiettivo UE al 2030 dell’85% di riciclo negli imballaggi) l’inversione di rotta della direttiva verso il riutilizzo preoccupa fortemente le nostre aziende perché rischia di vanificare i risultati ambientali di un sistema industriale che ha investito negli impianti di riciclo e nella raccolta differenziata.