Vaghi imballaggi dell'Orsa: il riciclo oltre i confini della Terra

Foto da sito FreePik

Di Giampiero Zazzaro

Mentre l’Unione europea ha stabilito che entro il 2030 tutti gli imballaggi dovranno diventare riciclabili su scala industriale (come proposto dal regolamento PPWR che verrà presumibilmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale entro la fine del 2024) segnando una transizione verso un'economia circolare e trasformando il packaging da prodotto usa e getta a risorsa continua, la NASA, dal canto suo, pensa più in grande guardando a ben altro tipo di orizzonti, puntando sul riciclo di rifiuti spaziali e ponendoci di fronte a un futuro in cui il ciclo di vita degli imballaggi potrebbe estendersi oltre la Terra, trasformando i rifiuti in risorse utili anche per l’esplorazione spaziale. Siamo pronti a questo salto verso l’ignoto?

Uno degli ambiziosi obiettivi della legislazione europea è appunto quello di creare un mondo in cui il packaging possa ripetersi all'infinito in un ciclo virtuoso. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti finora, restano ancora molti ostacoli tecnici e logistici che limitano le possibilità del riciclo terrestre e ci spingono verso nuove prospettive. Con l’esaurimento delle risorse naturali e i limiti dei sistemi di gestione dei rifiuti sul nostro pianeta, potremmo presto guardare oltre i confini della Terra per trovare soluzioni alternative.

La NASA, sempre all'avanguardia nel cercare risposte alle sfide più complesse dell'umanità, ha lanciato la Waste to Base Materials Challenge, un’iniziativa che intende promuovere nuovi metodi per trasformare i rifiuti in materiali di base e altre risorse utili. L’obiettivo è ambizioso: convertire i rifiuti prodotti durante le missioni spaziali in risorse utili, rendendo necessaria la capacità di trasformare imballaggi, avanzi di cibo, materiali danneggiati e rifiuti organici umani in nuovi materiali o energie vitali per garantire la sopravvivenza degli astronauti e la sostenibilità delle missioni. La NASA sta quindi cercando soluzioni per il riciclo che potrebbero rivelarsi fondamentali non solo nello Spazio, ma anche sulla Terra, dove le tecnologie sviluppate potrebbero rivoluzionare il nostro approccio alla gestione dei rifiuti.

Queste iniziative ci portano a una riflessione fondamentale: siamo davvero così lontani dal dover considerare il riciclo spaziale come una necessità? Certo è che la Terra, con risorse limitate e un modello di consumo sempre più complesso da gestire, si trova di fronte a una crisi senza precedenti. E se il futuro del packaging sostenibile non fosse solo nel modello circolare del nostro pianeta, ma nell'espansione di questo ciclo oltre la Terra?

La LunaRecycle Challenge, parte delle iniziative della NASA, si concentra proprio su questi temi. In futuro, imballaggi, polimeri, rifiuti alimentari e materiali tessili scartati potrebbero essere trasformati in risorse indispensabili per l’esplorazione spaziale e la sopravvivenza umana, grazie a soluzioni a basso consumo energetico e con un limitato impatto sull’ambiente. Le lezioni apprese nello Spazio, su come trasformare i rifiuti in materiali utili, potrebbero essere riportate sulla Terra, contribuendo a migliorare ulteriormente la sostenibilità del nostro sistema di produzione e consumo.

Una realtà costituita da imballaggi completamente biodegradabili, compostabili e riciclabili non è poi così lontana ma potrebbe non essere sufficiente per risolvere i problemi legati alla sostenibilità globale. Lo Spazio sarà dunque il nuovo laboratorio della sostenibilità, un ambiente in cui sviluppare e mettere alla prova soluzioni innovative per la gestione delle risorse, capace di insegnarci a preservare il nostro pianeta? Non ci resta che volgere il nostro sguardo verso l’eterno e placido cosmo, osservando le azioni dell’uomo anche oltre i confini della Terra.