di Giampiero Zazzaro
Recenti studi affermano che tra il 1997 e il 2017 nel continente africano sono stati importati circa 172 milioni di tonnellate di polimeri e materie plastiche per un valore di 285 miliardi di dollari, inquinando gli oceani, le aree urbane e oggi anche quelle rurali.
Nell’Africa subsahariana si trovano 19 delle 50 più grandi discariche al mondo, dove i rifiuti vengono bruciati per far posto a quelli in arrivo, con evidenti danni al territorio e alla salute di chi vive anche a chilometri di distanza.
Mentre in Europa i media sostengono in maniera quasi ossessiva l’economia circolare, il riciclo e il riuso e la salvaguardia ambientale, in Africa, nonostante i pericoli per ambiente e comunità, il riciclo dei rifiuti risulta essere ancora oggi un settore fortemente arretrato. Di fatto, in Africa subsahariana, solo al 4% dei rifiuti urbani riciclabili viene data una seconda vita.
In tale ambito è evidente che il consumismo sfrenato, l’importazione di prodotti, la mancanza di infrastrutture e servizi e la disinformazione sulla questione contribuiscono ad aggravare la situazione.
Tuttavia, creatività e arte hanno da tempo intuito come “sfruttare” la sovrabbondanza di rifiuti in plastica. Per esempio, diverse comunità di donne raccolgono le bottiglie in plastica e le rivendono a piccole start-up che realizzano borse, zaini per la scuola, occhiali, fiori, tappetini da camera, materassi o scarpe.
A tale proposito, vale la pena prendere da esempio la testimonianza di un famoso produttore di birra camerunense, pioniere del riciclo nel continente africano, che ha dato vita a una serie di collaborazioni nell’ambito del riciclo degli imballaggi.
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La rapida urbanizzazione e una classe media in continua crescita stanno trasformando vaste aree del continente africano, rendendolo un mercato dalle grandi potenzialità. In particolare, i produttori internazionali di birra vedono nuove opportunità di business nel continente, dove il consumo di questa bevanda aumenta ogni anno del 5%. Una tendenza piuttosto accentuata anche in Camerun, il cui prodotto interno lordo è più che raddoppiato negli ultimi 15 anni.
A tale proposito, dal 2016, uno dei maggiori produttori di birra africani, Union Camerounaise de Brasseries (UCB) con sede a Douala, ha effettuato diversi investimenti in nuove tecnologie, come le due nuove linee per la produzione di imballaggi in vetro della società tedesca KHS, uno dei leader nella costruzione di impianti per il confezionamento di bevande. Inoltre, nel maggio del 2021 UCB ha acquistato una linea per imballaggi in PET di KHS, che comprende soffiatore/riempitore, etichettatrice, confezionatrice e attrezzatura per la pallettizzazione, in grado di produrre fino a 20.000 bottiglie all'ora.
Whalen Kadji, project manager del Gruppo Kadji di cui UCB fa parte, ha rilasciato un’intervista a proposito della collaborazione con KHS e delle iniziative adottate in tema di riciclo.
Per quanto riguarda l'imbottigliamento dei vostri prodotti, quali sono i materiali più utilizzati per i contenitori e che ruolo gioca la sostenibilità in Camerun?
Nel mercato interno della birra la bottiglia di vetro rappresenta il principale imballaggio, poiché riesce a conservare più a lungo la bevanda. A proposito della sostenibilità acquistiamo le nostre bottiglie da una vetreria locale che è in grado di riciclare il vetro.
Quali tendenze e sviluppi vede emergere in relazione al packaging delle bevande in Camerun?
Da qualche tempo il PET viene sempre più utilizzato per le bottiglie di acqua e bevande analcoliche. Purtroppo però, il riciclo di bottiglie non si è ancora sviluppato in Camerun. Al momento, l’imballaggio in plastica viene semplicemente pressato, triturato e inviato a un produttore di materiali in PET.
Le lattine in alluminio potrebbero essere un'alternativa a questo materiale, ma al momento la produzione interna, anche se in crescita, è piuttosto limitata.
I rifiuti in plastica sono un grosso problema nel vostro Paese? Quali sono le misure adottate dallo Stato per impedirlo?
I rifiuti in plastica e soprattutto quelli in PET sono un problema enorme per il Camerun. Abbiamo alcune normative in vigore, ma non hanno un forte impatto sul sistema di recupero della plastica. Una delle ragioni principali è che le bottiglie in PET vuote vengono spesso riutilizzate per uno scopo completamente diverso.
Tuttavia, per il Gruppo Kadji la protezione dell'ambiente ha una priorità assoluta. Abbiamo così stretto una partnership con alcune start-up che investono nel riciclo di PET. Una di queste produce zaini e astucci in PET riciclato e un'altra pressa le bottiglie usate e le invia ai riciclatori europei.
Inoltre, al momento stiamo progettando la costruzione di un nostro impianto di riciclo.
Quali sono gli obiettivi futuri di UCB?
Da quasi mezzo secolo operiamo nel settore delle bevande in Camerun e in Africa centrale. Continueremo a fornire prodotti di alta qualità e ad agire in modo sostenibile anche in futuro, mantenendo e intensificando le relazioni con i nostri partner commerciali per poter crescere e, allo stesso tempo, ridurre l'impatto ambientale.