Chiudere il ciclo vuol dire anche aprire alla rete di imprese

Il concetto del distretto industriale e quello di rete di impresa o filiera funzionale possono svilupparsi quale base di circuiti virtuosi per creare un’economia circolare.

La simbiosi industriale è un processo in cui i prodotti di scarto e i sottoprodotti di un’azienda o di un’attività industriale diventano materie prime per un’altra azienda o per un altro processo produttivo. Questo vuol dire che, se si mettono in collegamento le aziende, è possibile creare una rete di rapporti di interdipendenza in cui – nella massima ottimizzazione del processo – non si creano scarti/rifiuti.

Di fatto la simbiosi industriale è uno strumento per la chiusura dei cicli produttivi in modo che si possa generare un circuito di economia circolare. L’UE ha indicato già dal 2018 la Simbiosi Industriale come una delle strategie per stimolare una produzione più efficiente soprattutto per l’industria pesante. Per quanto riguarda il nostro Paese si stanno sviluppando e concretizzando molte esperiente di simbiosi industriale grazie anche alla piattaforma messa a punto dall’ENEA che ha l’obiettivo di facilitare l’attivazione di processi circolari tra le imprese.

Per la nostra configurazione territoriale si assiste principalmente alla creazione di cicli di simbiosi brevi o corti. Spesso corrispondono ai vecchi distretti industriali in cui la catena del valore si apre e si chiude in territorio circoscritto. Questa caratteristica tutta italiana ha però dei vantaggi che si traducono in un basso impatto ambientale, infatti distanze più brevi significa trasporti più brevi e quindi meno emissioni e in una maggiore flessibilità della rete di simbiosi industriale data dal ciclo breve. Ciò che servirebbe per dare una forte spinta alla simbiosi industriale è un’attivazione della pubblica amministrazione che tenga conto delle nuove prospettive circolari, affinché di questo processo proficuo possano poi beneficiare in primis i territori in cui operano le imprese.