Un futuro guidato dagli imballaggi in fibre vegetali?

di Giampiero Zazzaro

Palsgaard, azienda danese che produce emulsionanti a base vegetale e additivi per polimeri destinati all'industria alimentare, agli imballaggi e alle materie plastiche di tutto il mondo, ha presentato le sue ultime novità in occasione della fiera K 2022 di Düsseldorf, in Germania. In fiera abbiamo intervistato Ulrik Aunskjaer, Director Bio-Speciality Additives, per conoscere qualche dettaglio in più sui progetti in cantiere.

Palsgaard ha studiato una gamma di additivi a base vegetale per polimeri destinati agli imballaggi alimentari. Potrebbe descriverci alcune caratteristiche di queste soluzioni?
Si tratta di prodotti a base vegetale che sono anche additivi a doppio uso. Ciò significa che possono essere utilizzati sia negli alimenti sia negli imballaggi. Fondamentalmente, siamo produttori di ingredienti alimentari, ma questi stessi prodotti possono essere utilizzati anche nell’industria delle materie plastiche. Tra le caratteristiche che la plastica deve necessariamente avere ci sono le proprietà antistatiche, di conseguenza, gli additivi antistatici sono necessari affinché il prodotto finale in plastica non evidenzi un comportamento elettrostatico nel momento dell’uso o della lavorazione. Questi additivi rappresentano il fiore all’occhiello della nostra linea di prodotti. Un’altra linea è quella degli additivi anti-appannamento, più orientati al consumatore. Questi prodotti evitano che la confezione alimentare possa appannarsi offrendo diversi vantaggi: innanzitutto, il consumatore può vedere cosa c'è all'interno della confezione; in secondo luogo, si previene la formazione delle goccioline di condensa, un ambiente in cui i batteri possono proliferare. Inoltre, l’assenza di condensa prolunga la durata di conservazione del prodotto all’interno della confezione contribuendo alla riduzione dello spreco alimentare.

Avete una linea specifica che si chiama Einar. Potrebbe descriverci in che cosa consiste?

Einar è il nome che abbiamo dato alla nostra gamma di additivi antistatici e anti-appannamento. Perché Einar? Einar richiama il nome del fondatore dell’azienda: Einar Viggo Schou. Poiché Palsgaard è il nome della gamma di prodotti per il settore alimentare, cercavamo un nome diverso. Palsgaard è il nome del castello dove è vissuto il fondatore di Palsgaard. È così che siamo arrivati a quel nome. Oggi tutto ciò che produciamo che non fa parte della gamma per l’alimentare lo chiamiamo Einar. È un modo per presentarsi sul mercato con brand diversi, per lavorare e comunicare con il mondo dei polimeri o del non-food. È possibile presentare sul mercato lo stesso prodotto, ma con due nomi distinti di modo che le attività nel settore alimentare non influenzino le altre e viceversa.

Quando avete deciso di impegnarvi anche nel settore degli imballaggi?

Circa 7 o 8 anni fa. Si trattava di qualcosa di nuovo per noi. Nel corso degli anni l'utilizzo dei nostri prodotti è aumentato di pari passo con l’espansione dei polimeri.

I vostri imballaggi comportano svantaggi rispetto a quelli tradizionali?

Gli imballaggi tradizionali sono tipicamente a base fossile o derivano da alcune sostanze chimiche oggi messe in discussione. Questo è il motivo per cui il mercato è alla ricerca di alternative più sicure. A volte gli imballaggi prodotti da sostanze chimiche funzionano meglio, mentre i nostri potrebbero non essere efficienti come dovrebbero, tuttavia, soprattutto negli ultimi anni, anche l’aspetto della sicurezza ha il suo peso nella scelta dei prodotti da parte dei clienti. Ad esempio, quando si parla di masterbatch, i clienti ovviamente hanno molte perplessità.
Attualmente, ci stiamo rivolgendo soprattutto ai mercati delle Nazioni Unite nei quali l’industria dei polimeri sta cercando di rendere i processi il più sostenibile possibile e di fare a meno di alcune sostanze chimiche. Einar 981 risponde perfettamente a queste esigenze. Il prodotto, lanciato al K 2022, è destinato all’uso nei reattori che producono polimeri in sostituzione dei prodotti chimici che nel prossimo futuro saranno messi al bando.

Viste le continue restrizioni nell’uso della plastica tradizionale, forse nei prossimi anni ci saranno diverse aziende che produrranno imballaggi come i vostri. Come crede che si svilupperà il mercato in futuro? Ci saranno più concorrenti?

Se si guarda al panorama competitivo, vediamo che molte aziende offrono prodotti piuttosto semplici, mentre sono pochissime le realtà che offrono qualcosa di meglio. Penso che Palsgaard si trovi in un'ottima posizione di mercato perché può contare su di una gamma completa di prodotti. Inoltre, siamo in grado di offrire supporto o assistenza tecnica, mentre altre aziende non dispongono di uno staff dedicato in grado di assistere i propri clienti. Infatti, diversamente da noi, i nostri concorrenti offrono prodotti che non necessitano di supporto tecnico. Quindi, ritengo che per ottenere buoni risultati non sia sufficiente produrre imballaggi da materie prime vegetali. Il successo in questo settore dipende da diversi fattori: ad esempio, se si opera in Europa occorre rispettare il regolamento REACH, adottato dall'Unione Europea per migliorare la protezione della salute dell’uomo e dell'ambiente contro i rischi generati dalle sostanze chimiche. In altri paesi, invece, occorre attenersi ad altre normative. Detto questo, non è facile prevedere il futuro perché possono entrare in gioco diversi aspetti collaterali.

Avete studiato dei progetti specifici per l'espansione delle vostre attività?
 

Palsgaard punta molto in alto. Sicuramente continueremo a crescere non solo nel settore dei polimeri ma anche in altri ambiti applicativi. Ad esempio, quando parliamo di additivi sostenibili e sicuri pensiamo anche ai cosmetici, un settore nel quale Palsgaard ha il potenziale per crescere ancora.

Quali sono i principali oli vegetali che utilizzate?

Impieghiamo l'olio di palma, realizzato attraverso pratiche di produzione sostenibile, che è il più utilizzato nel nostro settore a livello globale. Inoltre, usiamo l’olio di colza e l’olio di girasole. Questi sono i tre componenti principali della nostra produzione.

Questo tipo di applicazioni sono quelle su cui l’azienda oggi punta maggiormente o l’obiettivo principale delle vostre attività resta l'industria alimentare? Quali sono i vostri progetti futuri? Intendete sviluppare ulteriormente queste applicazioni?

Personalmente sono entrato in Palsgaard quattro anni fa, quando gli imballaggi rappresentavano meno dell'1% delle attività di Palsgaard. Oggi probabilmente gli imballaggi si aggirano tra il 10% e il 15% e per il futuro puntiamo a superare il 25%. Un altro aspetto da considerare è che l'azienda non solo ha grandi ambizioni, ma è anche in grado di portarle avanti. Infatti, in Danimarca Palsgaard sta incrementando la propria capacità produttiva che entro i prossimi due anni dovrebbe raddoppiare rispetto alla quota attuale.

Avete incontrato difficoltà in alcuni Paesi che forse tendono a usare plastica tradizionale per tutelare gli interessi di grandi colossi del settore petrolchimico?

Non notiamo particolari resistenze. Penso che dipenda dal singolo Paese e dal suo grado di sviluppo. Ad esempio, da qualche anno non c’è alcuna possibilità di investire in Cina perché gli additivi sono troppo costosi. Abbiamo incontrato difficoltà anche in India perché non è facile trovare potenziali clienti. Ad ogni modo, sono certo che troveremo il modo di vendere i nostri prodotti anche lì. Ci stiamo impegnando nella ricerca di clienti e saremo presto pronti. Inoltre, abbiamo altri punti di forza che ci permettono di vendere di più e molto più velocemente rispetto ad altri competitor. Siamo fiduciosi!