L’accoppiata carta-plastica piace sempre meno all’industria della carta

La carta plastificata contiene sempre maggiori percentuali di plastica che rappresentano un problema per il Centro di ricerca RifiutiZero.

Il Centro di ricerca RZ di Capannori ha condotto uno studio finalizzato a monitorare la presenza crescente della percentuale di plastica negli imballaggi accoppiati in carta e cartone, utilizzati oggi in maniera diffusa nel mercato del packaging alimentare.

I risultati poco incoraggianti della ricerca, che hanno generato una lettera aperta al Consorzio COMIECO per il recupero e il riciclo degli imballaggi in carta e cartone, evidenziano come le esigenze di salvaguardia dell’alimento e la necessità di aumentare sempre di più la vita di scaffale finiscono per compromettere tutti gli sforzi progettuali che vanno sotto il nome di “design for recycling”.

La presenza di multimateriali e poliaccoppiati produce un imballaggio che, sebbene performante dal punto di vista della conservazione dell’alimento, genera un rifiuto che pone non pochi problemi per il suo smaltimento, ad iniziare da una corretta raccolta differenziata in quanto questi rifiuti sono destinati alla raccolta di carta e cartone ma risultano inutilizzabili ai fini del loro recupero.

Sempre secondo il Centro di ricerca RZ, le modalità per valutare i livelli di riciclabilità degli imballaggi a prevalenza carta (elaborati dall’Associazione Tecnica Italiana Cellulosa e Carta e denominate ATICELCA 501 e prodotte nel 2019) vanno cambiati. I criteri di riciclabilità dei materiali a prevalenza cellulosica non rispecchiano l’attuale stato dell’arte in quanto quasi tutti gli imballaggi in carta stanno diventando poliaccoppiati che nel riciclo producono scarti di pulper (lo scarto di pulper viene generato dalle cartiere nel momento in cui spappolano la carta da riciclare ed è composto da una miscela costituita da tutti quei materiali che non sono riciclabili nel processo produttivo cartario per la produzione di nuova carta, che si possono ritrovare nella carta da riciclare - c.d. macero). In particolare, si tratta di plastiche, oggetti o parti in metallo, vetro, sabbia, e anche alcune tipologie di carte che non sono spappolabili, oltre alle fibre di cellulosa che rimangono adese ai materiali di cui sopra.

Secondo il Centro Ricerca RZ sarebbe COMIECO che dovrebbe farsi carico della revisione dei criteri di riciclabilità, ormai considerati obsoleti. Essi appaiono troppo permissivi e permettono la produzione di imballaggi che producono scarti plastici per i quali l’industria cartaria (incredibilmente responsabile per aver approvato i criteri di cui sopra) perde tonnellate di materiale potenzialmente recuperabile.

I criteri di riciclabilità dei materiali a prevalenza cellulosica elaborati da ATICELCA identificano classificazioni definite A+ quando l’imballaggio non produce più di 1,5% di impurità nel riciclo, A quando produce fino al 10% di impurità, B, quando produce fino al 20% di impurità, C, quando produce fino al 40% di impurità.

A parte la prima classificazione, tutte le altre identificano dei “polimateriali” o “accoppiati” che rilevano soprattutto la presenza di plastiche.