Non solo la proposta di Regolamento per la revisione della direttiva imballaggi (92/64/CE) ma anche la Commissione intergovernativa di negoziazione sull’inquinamento da plastica spinge sul riutilizzo degli imballaggi in plastica e meno sul riciclo. A far emergere tale tendenza sono i fatti internazionali degli ultimi giorni culminati nel rilancio della proposta di un documento che sancisca a livello globale la lotta al monouso in plastica. A Parigi, in occasione della seconda sessione del Comitato mondiale Unesco (dal 29 maggio al 2 giugno) si è tentato di sviluppare “uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica”.
L’obiettivo è quello di arrivare a uno strumento legalmente vincolante sulla plastica, vale a dire a un trattato globale che si possa applicare a tutti i Paesi del mondo, per dare seguito alla storica risoluzione del marzo 2022, firmata in Kenya, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’Ambiente.
A Parigi il “Global Plastics Policy Center” dell’università inglese di Portsmouth ha presentato un piano per eliminare imballaggi usa e getta - realizzato in collaborazione con “#Breakfreefromplastic” - un movimento globale, del quale fanno parte più di 12 mila organizzazioni, per un futuro libero dall’inquinamento da plastica - dove non mancano proposte volte a invertire la rotta della plastica monouso: dalla identificazione di un imballaggio veramente ecologico e di nuova generazione al nuovo ruolo per Amazon (o per qualsiasi altra società di consegna) sul ritiro degli imballaggi usati. E già a Bergamo la società di Bezos porta avanti un progetto che sta eliminando la plastica sostituendola negli imballaggi con carta e cartone. Inoltre, si sta pensando anche alla creazione di un logo internazionale che caratterizzi il concetto di riutilizzo, completamente diverso da quello del riciclo. Che sia una strada dove non mancano ostacoli di ogni genere, però, lo fanno notare gli stessi curatori del report, ricordando che grandi multinazionali come McDonald’s stanno già cercando di frenare le nuove leggi europee sul riutilizzo del packaging.
Tra le possibili soluzioni, “grandi impianti del calcio trasformati in centri provvisori di smistamento” e imballi plastici in “comodato d’uso”.
In 320 articoli e documenti, con più di 55 interviste a esperti di tutto il mondo, ciò che viene fuori dal report "Rendere il riutilizzo una realtà: un approccio sistemico per affrontare l'inquinamento da plastica monouso" è che va benissimo continuare a parlare di riciclo, ma è nel riutilizzo la chiave del successo contro l’inquinamento della plastica monouso. Chiaramente, per questa piccola, grande rivoluzione nel passaggio dal monouso al riuso della plastica occorre attuare un approccio graduale. Per esempio, una grossa attenzione viene data ai consumatori, coinvolgendoli attraverso un comodato d’uso del packaging di plastica: da restituire più volte fino al cosiddetto, “punto di pareggio” di sostenibilità. Nel frattempo, però, scrivono gli esperti di “Global Plastics Policy Center” bisogna limitare la produzione di plastica vergine.
Nessuna menzione nel documento discusso a Parigi riguardo la necessità di accompagnare la spinta al riutilizzo/riempimento da chiare evidenze scientifiche che dimostrino impatti ambientali complessivi migliori degli imballaggi mono-uso/riciclati.
Nessun riferimento al pericolo di problemi derivanti da una mancata attenzione sul fronte della sicurezza alimentare e dei consumatori, che pure rappresentano elementi centrali all’interno delle politiche a tutela dell’ambiente e della salute.
Nessun cenno all’importanza di considerare l’introduzione di obiettivi o altre misure volte a incentivare sistemi di riutilizzo e di ricarica unicamente laddove sia chiaramente dimostrato che ciò abbia senso dal punto di vista ambientale, ecologico, sanitario ed economico, considerando l’utilizzo di tali sistemi in condizioni di vita reali e rispetto ai requisiti di igiene, salute e sicurezza alimentare e agli investimenti in infrastrutture di vendita e distribuzione, ritiro e sanificazione.
Sottovalutata l’efficacia di un obiettivo unico di circolarità che può essere raggiunto attraverso il riutilizzo o il riciclo, così da mantenere la complementarità tra le due forme di prevenzione dei rifiuti di imballaggio lasciando in capo agli Stati Membri, la definizione degli equilibri dinamici in funzione delle rispettive performance e al contesto nazionale.