Prosegue il dibattito sulla revisione della Direttiva Packaging in vista del voto del Trilogo
M. Costanza Candi
Dopo mesi di lavori sul PPWR, il nuovo regolamento europeo sul packaging, pare che l’orientamento vada verso la ridiscussione di quanto votato dal Parlamento , che nel novembre 2023 aveva accolto le obiezioni degli operatori del comparto, allontanandosi parzialmente da una molto discussa ortodossia del riuso: una soluzione adatta a specifiche condizioni di utilizzo, ma problematica sotto il profilo della conservazione del prodotto, della sicurezza del consumatore e dello spreco alimentare.
Tra le principali obiezioni spiccano quelle sollevate da settori come l’ortofrutta che su molti prodotti, in assenza di packaging e materiali adeguati vede la reale impossibilità di esportare, ma anche di gestire la catena di fornitura e conservare il prodotto, con gravi danni in termini di commercializzazione, spreco e sicurezza alimentare. Aspetti questi che impattano sia sulla tanto declamata maggiore sostenibilità del riuso, che su alcuni dei paradigmi fondamentali del Mercato Unico, tra i quali la sicurezza e la salute del consumatore spesso al centro dell’attenzione delle istituzioni europee.
Di questi temi ItaliaImballaggio ha diffusamente parlato nelle interviste a Francesca Siciliano Stevens dell’associazione Europen, e a Simona Caselli in qualità di membro di Arefhl, l’associazione europea che riunisce i produttori di ortofrutta, nonché in un ampio servizio che ha lasciato spazio alle riflessioni dei player del comparto, dai costruttori di macchine per il confezionamento ai produttori di materie plastiche, settori molto attivi nella ricerca di soluzioni di imballaggio sempre più sostenibili, in un quadro dove il packaging svolge ovviamente un ruolo centrale.
Sul mercato unico, oltre che sui comparti packaging e le filiere correlate di tutta Europa, si è concentrata in particolare Europen, che segue da vicino gli sviluppi della revisione del PPWR e in una recente nota pone l’accento sull’impatto che questa normativa avrebbe sull’armonizzazione, vista la significativa differenza di approcci e filiere industriali che i paesi europei mettono in campo per la gestione dei rifiuti. Si spazia infatti dall’Italia con percentuali di riciclo che superano il 70% grazie a una filiera industriale molto efficiente, a paesi come la Francia e la Spagna dove si predilige il conferimento indifferenziato guardando al riuso. Inoltre, una recente ricerca pubblicata dallo European Commission's Joint Research Centre (JRC) , realizzata con l’obiettivo di valorizzare il riuso come soluzione omogenea a livello europeo, ha in realtà evidenziato come forzare un modello ignorando le specificità e le eccellenze, non sia solo lesivo del mercato unico ma anche delle filiere nazionali, andando in direzione opposta a uno sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale: i tre pilastri della sostenibilità.
Va ricordato al proposito che il solo comparto delle macchine automatiche in Italia esprime numeri di forte impatto sul PIL nazionale, con oltre 9 miliardi di fatturato realizzato per più dell’80% all’estero dalle oltre 600 aziende del comparto, senza considerare tutte le filiere correlate, legate alla plastica e allo sviluppo dei nuovi materiali sostenibili su cui il settore lavora da anni.