In base all’indagine svolta a maggio da Metrica Ricerche per conto dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, i consumatori italiani si aspettano che i prodotti non food siano sempre più sostenibili e sono pronti anche a riconoscerne il maggior costo, dal 5 al 10% in più.
Oltre 1.000 consumatori hanno risposto alla survey promossa da GS1 Italy per misurare il sentiment degli italiani sul tema della sostenibilità in 13 comparti non alimentari: dall’elettronica di consumo all'abbigliamento, dal tessile alla profumeria, dal bricolage all’ottica, dai giocattoli alla casa. Come valutano se un prodotto non food è sostenibile e quanto risulta di stimolo ai fini dell’acquisto? Sono soddisfatti dell’offerta “green” che trovano nei negozi fisici?
Un’azienda è sostenibile quando… Dall’indagine emerge che gli italiani considerano un’azienda sostenibile se realizza prodotti riciclabili e facilmente smaltibili (59,9% delle risposte), se utilizza energia da fonti rinnovabili (45,9%) e se garantisce condizioni di lavoro e remunerazioni eque ai propri lavoratori (37,9%). Altre caratteristiche riguardano l’ottimizzazione e l’efficientamento dell’uso delle risorse ambientali durante la produzione (37,3%), la produzione a basso impatto ambientale (34%), l’uso di packaging riciclabili/riciclati (32,2%), l’ottimizzazione e/o la compensazione delle emissioni di CO2 (30,8%), la trasparenza e la tracciabilità in tutte le fasi di produzione e lavorazione (19%).
… e il prodotto? Qui il range delle valutazioni cambia. Quando si tratta di scegliere quale prodotto sostenibile acquistare, gli italiani considerano soprattutto il ridotto consumo di risorse naturali e le basse emissioni durante il ciclo di produzione e distribuzione (39,3%), ma anche le modalità di smaltimento (38,4%) e la possibilità di riciclo/riuso del prodotto o dei suoi componenti (37,5%).
Il fattore prezzo non è un deterrente. Indagando poi il fattore prezzo, in tutti i comparti analizzati circa 2 italiani su 3 si dichiarano disponibili a pagare di più per un prodotto sostenibile, ritenendo accettabile un incremento di prezzo del 5%-10% su quello standard, con picchi del 20% per il bricolage (18,8% degli intervistati) e per l’elettronica di consumo (18,2% degli intervistati). Al contrario, i prezzi più alti dei prodotti sostenibili diventano una barriera all’acquisto maggiore per casalinghi e tessile casa (il 39,9% dei rispondenti non è disposto a spendere di più), edutainment (39,7%), abbigliamento e calzature (37,2%).
Il punto vendita fisico: si può fare di più Guardando invece ai canali di acquisto, gli italiani che frequentano i punti vendita fisici sono mediamente soddisfatti dell’attenzione che i retailer dedicano ai temi della sostenibilità, ma con spazi di miglioramento: il 54,9% degli intervistati dà una valutazione intermedia e il 39,3% dà una valutazione alta, ma i pareri sono molto diversi in base ai comparti e al canale considerato. In genere, ricevono punteggi superiori alla media le grandi superfici specializzate e i settori dell’edutainment e dei mobili e arredo.
Ampio è anche il range dei fattori che rendono “virtuoso” un negozio fisico sul fronte della sostenibilità. Tra essi, in una visione trasversale alle categorie merceologiche, si distinguono l’utilizzo di materiali riciclabili per le shopper e gli imballi (36,6%), l’assortimento di prodotti pubblicizzati come a basso impatto ambientale (33,7%), prodotti in materiale riciclato (28,4%) e il ritiro gratuito di prodotti usati da sostituire (26,5%).
Un problema di comunicazione da risolvere
Nei maggiori comparti merceologici analizzati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy emerge, infine, l’esigenza degli italiani di ricevere più informazioni (e in modo più comprensibile e semplice) sulla sostenibilità dei prodotti. Il 24% cerca in etichetta informazioni sulla sostenibilità ma non le trova, il 23% le ritiene poco chiare o comprensibili, e quello digitale tramite QR Code o link al sito del produttore risulta essere il metodo preferito per poter accedere alle informazioni sulla sostenibilità.