La circolarità della plastica

Nei giorni scorsi, a Cernobbio (Como), sono stati presentati i risultati del rapporto strategico “La circolarità della plastica: opportunità industriali, innovazione e ricadute economico-occupazionali per l’Italia”, realizzato da The European House (Ambrosetti per la filiera della plastica italiana) e focalizzato sullo stato attuale della transizione ecologica in Europa.

Nel 2020, la filiera della plastica italiana ha generato 45,8 miliardi di euro di fatturato (4,7% del totale manifatturiero), 12,7 miliardi di euro di valore aggiunto (5,1% del totale manifatturiero) e 19,9 miliardi di euro di export (4,9% del totale manifatturiero) sostenendo complessivamente circa 180 mila occupati nel Paese.

La fase del recupero in Italia vale più del doppio della media europea sul valore totale della filiera (2,1% contro 0,9%) e negli ultimi 5 anni è la componente che ha dimostrato il maggior dinamismo (+40% di fatturato e +72% di valore aggiunto rispetto al 2016). Un ulteriore punto di forza della filiera è, inoltre, costituito dalle bioplastiche il cui valore complessivo è di circa il 2% del totale della filiera a fronte dello 0,3% in Francia e Germania. Per bioplastiche si intendono tutti quei materiali e manufatti, provenienti sia da fonti rinnovabili sia di origine fossile, che hanno la caratteristica di essere biodegradabili e compostabili. A livello mondiale, il 47% della produzione di bioplastiche è destinato al packaging (0,99 milioni di tonnellate), che rimane il campo di applicazione più diffuso.

La plastica, che è destinata principalmente al settore dell’imballaggio (pari al 40% della produzione), può aumentare la propria circolarità riducendo il totale complessivo dei rifiuti plastici generati (-22,7% al 2030 rispetto a uno scenario tendenziale senza interventi correttivi) e aumentando il recupero di materia plastica. La complementarità tra riciclo meccanico e chimico può, infatti, portare l’Italia a riciclare - entro il 2030 - il 61,6% dei rifiuti plastici a fronte del 42,3% del 2020.

Lo studio, sostenuto da diversi partner rappresentati da associazioni, consorzi e imprese si è posto l’obiettivo di identificare una visione evolutiva della filiera della plastica, che preveda il passaggio da un approccio focalizzato esclusivamente sulla gestione del rifiuto plastico a un modello finalizzato a massimizzare i benefici ottenibili grazie all’innovazione tecnologica nelle 3 fasi individuate (input, innovazione di prodotto e processo e fine uso e nuova vita), la valorizzazione della complementarietà tra riciclo chimico e meccanico e la crescita del riciclo organico per le plastiche biodegradabili.

Il punto di partenza dello studio è costituito dall’analisi dei punti di forza della filiera della plastica italiana e dei valori economici e occupazionali che essa sostiene nel Paese. Inoltre, la filiera presenta un’incidenza della fase del recupero pari a più del doppio della media europea (2,1% sul valore totale della filiera a fronte dello 0,9% medio in Europa). Guardando alla dinamica degli ultimi 5 anni, il recupero è anche la fase che ha dimostrato il maggior dinamismo (+40% di fatturato e +72% di valore aggiunto rispetto al 2016). 

Sulla base di questi punti di forza della filiera produttiva e alla luce di un contesto caratterizzato dalla crescente scarsità delle risorse e dalla necessità dell’industria di soddisfare requisiti sempre più stringenti in termini di sostenibilità e circolarità, lo studio ha delineato una visione evolutiva che prevede la valorizzazione della plastica all’interno della circolarità. In particolare, in tale visione l’approccio di analisi è stato esteso dal solo trattamento del rifiuto plastico alla gestione integrata delle fasi di input, prodotto/processo e fine uso e nuova vita. Per qualificare questo approccio è stata realizzata una mappatura tecnologica che ha riguardato le tecnologie abilitanti (attraverso un’analisi di circa 1.500 paper accademico-manageriali) e gli investimenti in ricerca e sviluppo legati alla circolarità della plastica, oltre a circa 300 brevetti delle imprese italiane e 150 case study a supporto di una maggiore circolarità della filiera della plastica.

La mappatura tecnologica ha consentito di individuare i benefici in termini di circolarità per ogni fase produttiva dei prodotti plastici. In termini di input sostenibili, grazie all’adozione di nuovi principi di ingegnerizzazione e design, è possibile ottenere una riduzione del 17% di materiale plastico vergine necessario come input. Con riferimento alla fase di prodotto-processo, l’aumento dell’efficienza e della produttività e la riduzione degli sprechi nella fase di produzione possono portare a una riduzione del 15% di materiale di input necessario e del 20% degli scarti dai cicli di produzione. Infine, l’aumento della capacità di selezione del riciclo meccanico e la penetrazione del riciclo chimico possono portare il primo a riciclare fino al 50,3% dei rifiuti plastici e il secondo a riciclare fino al 6,3% grazie alle tecnologie di pirolisi, fino a un massimo di 11,3% grazie allo sviluppo di tecnologie di depolimerizzazione e gassificazione.