“La filiera delle bioplastiche compostabili ha retto l’impatto della pandemia. Ora è necessario un riconoscimento del settore con nuovi codici Ateco e una difesa del comparto da pratiche di concorrenza sleale e illegalità”, ha dichiarato Luca Bianconi (nella foto in basso), presidente di Assobioplastiche, alla presentazione del 9° rapporto annuale dell’associazione italiana delle bioplastiche e dei materiali biodegradabili e compostabili avvenuta a Roma il 6 luglio.
In base ai risultati dello studio, effettuato da Plastic Consult, nel 2022 in Italia l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili era rappresentata da 271 aziende - suddivise in produttori di chimica di base e intermedi (5), produttori e distributori di granuli (19), operatori di prima trasformazione (182), operatori di seconda trasformazione (65) - con 3.005 addetti dedicati, 127.950 tonnellate di manufatti compostabili prodotti e un fatturato complessivo di 1.168 milioni di euro.
Il numero di imprese rimane sostanzialmente invariato dopo la crescita costante degli ultimi anni. La regione con il maggior numero di imprese è la Lombardia, che vede la presenza di 39 aziende che occupano circa 200 addetti dedicati, seguita dal Veneto con 29 aziende ma quasi 325 addetti dedicati e Campania, che grazie anche allo sviluppo del monouso compostabile con solo 18 imprese registra un’occupazione specifica di oltre 280 addetti.
Il fatturato sviluppato dalla filiera è notevolmente cresciuto nel corso degli ultimi dieci anni, passando da poco meno di 370 milioni di euro del 2012 ai 1.168 milioni di euro del 2022, con un tasso di crescita media annua che si conferma superiore al 10%.
Secondo lo studio, gli addetti dedicati, ovvero le risorse che nelle aziende del comparto si occupano direttamente dei prodotti che entrano nella filiera delle plastiche compostabili, sono più che raddoppiati: a partire dalle 1.280 unità del 2012 si sono superate le 3.000 unità nel 2022 con crescita del 135% in poco più di dieci anni.
Nel 2022 i volumi complessivi dei manufatti prodotti sono cresciuti raggiungendo le 127.950 tonnellate: il 9° rapporto evidenzia che nel 2022 l’aumento dei volumi è stato pari al 2,1% rispetto al 2021 e che il tasso di crescita tra il 2012 e il 2022 è stato del 226%.
Le aziende del comparto di prima trasformazione (poco più di 180 nel 2022) che lavorano (anche in quota minima) plastiche compostabili, nel 2021 esprimevano un volume di affari complessivo di circa 5,32 miliardi di euro, dando occupazione diretta a oltre 13.000 addetti.
Tra i principali settori applicativi, il maggiore tasso è stato registrato ancora una volta dal monouso (piatti, bicchieri e posate) con un +23% rispetto al 2021, seguito dalle diverse tipologie di film per imballaggio (+7% per il film per applicazioni non alimentari e +3% per il film da imballaggio alimentare) e dal film agricolo con +2%. I comparti storici (sacchetti per asporto merci e ultraleggeri) sono rimasti al meglio stazionari.
Guardando al futuro, la filiera delle bioplastiche compostabili ha retto l’impatto della pandemia da Covid-19. Il settore ha chiuso anche il 2022 in crescita, pur se particolarmente contenuta rispetto alla storia dell’ultimo decennio. Per quanto riguarda le tendenze del mercato, risulta in buono sviluppo il monouso compostabile nel comparto HoReCa e il comparto capsule caffè e bevande. È attesa una diversificazione ulteriore delle applicazioni, con volumi attesi in incremento in diverse applicazioni a oggi ancora minori (film per imballaggio, reti, film agricolo ecc.).
Nel breve termine (2023) si registrano tuttavia diverse tendenze che rappresentano fattori critici per il settore. La contrazione complessiva dei consumi finali e la riduzione della spesa delle famiglie, schiacciate tra livelli inflattivi mai registrati negli ultimi decenni e il pesante aumento dei tassi di interesse, fa presagire per l’anno in corso una contrazione della produzione industriale di manufatti compostabili.
Anche il monouso compostabile, che ha sostenuto il comparto lo scorso anno, è in forte difficoltà a seguito della diffusione dei piatti cosiddetti riutilizzabili in plastica convenzionale. Il contesto esterno che favorisce “la ricerca del prezzo” favorisce l’illegalità: la presenza di sacchi non a norma è nettamente in recrudescenza.
“Sullo scenario internazionale si affacciano con sempre maggiore forza grandi Paesi che puntano ad affermarsi anche nel nostro settore. C’è il rischio che possano crearsi meccanismi di dumping”, ha sottolineato Luca Bianconi. “Di fronte a queste prospettive rilanciamo come associazione la necessità di un riconoscimento del comparto con classificazione apposita (Ateco Nace) e la necessità di difendere la filiera dalla concorrenza sleale e dall’illegalità: ricordiamo in quest’ultimo ambito la piattaforma online realizzata da Assobioplastiche, con il supporto del Consorzio Biorepack, per la segnalazione di potenziali illeciti nel settore degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile e delle frazioni similari”.