Recuperare plastica nera

La plastica nera è notoriamente difficile da individuare, ma i recenti sviluppi tecnologici hanno permesso di selezionarla non solo in base al colore, ma anche al tipo di polimero, offrendo un’ulteriore fonte di guadagno per le aziende che si occupano di riciclo. Si tratta di una svolta nel settore degli imballaggi in plastica in rapida evoluzione e Stadler - fornitore tedesco di impianti di selezione per l'industria del riciclo - sta registrando un aumento della domanda di sistemi in grado di recuperare tutta la plastica nera dal flusso dei rifiuti. Attraverso una collaborazione efficace tra tutti gli attori della catena del valore del settore, è possibile realizzare un'economia circolare vantaggiosa dal punto di vista economico e ambientale.

Fino a poco tempo fa, gli imballaggi in plastica nera non potevano essere rilevati a causa dei limiti della tradizionale tecnologia NIR (Near Infrared Reflectance Spectroscopy), un metodo di analisi che sfrutta alcune proprietà fisiche della materia e la sua interazione (che contiene informazioni sulla composizione chimica dell’imballo) con le radiazioni del vicino infrarosso. Infatti, il nerofumo (polvere nera costituita prevalentemente di carbonio, ottenuta per combustione o decomposizione termica di combustibili gassosi e liquidi) assorbe la luce emessa dall'emettitore impedendo al sensore di leggere l'energia riflessa.

Recentemente, Stadler è stata in grado di superare i limiti della tecnologia NIR, avviando la progettazione di sistemi in grado di recuperare la plastica nera.

L’esigenza di riciclare imballi in plastica nera è in continua crescita, perché il loro contenuto è costituito in parte da materiale riciclato. Infatti, quando si riciclano gli imballaggi post-consumo, se non vengono rigorosamente selezionati per colore, si ottiene una resina grigia che, per ora, non è possibile riportare a un colore bianco. Pertanto, molti trasformatori aggiungono nerofumo per ottenere un colore uniforme ed esteticamente più gradevole.

Inoltre, viste le nuove normative europee in tema di riciclo, va considerato che la quantità di materiale nero nel flusso dei rifiuti continuerà a crescere. Di conseguenza, gli imballaggi tenderanno verso un colore più scuro.

Oggi esistono diversi modi per recuperare questi materiali, come ad esempio il sistema di selezione a secco basato su sensori NIR in combinazione con additivi rilevabili, per individuare con precisione i diversi tipi di polimeri: il polietilene nero, il polipropilene, il PET e il polistirene. Un'alternativa è il sistema di selezione della densità basato sul principio della flottazione (trattamento che ha lo scopo di arricchire un componente o separare un costituente), attraverso il quale il polietilene e il polipropilene, più leggeri, galleggiano, mentre il PET, il PVC e il polistirene, più pesanti, tendono ad andare a fondo. Lo svantaggio di questa soluzione è che, oltre a essere costosa a causa del processo di filtrazione, della necessità di acqua e della pulizia, non è in grado eseguire una selezione per polimero, impedendo così la creazione di un processo circolare.

La tecnologia che consente di rilevare il colore nero e differenziare i polimeri rappresenta un vero e proprio punto di svolta, perché in grado di creare valore economico, rendendo possibile il riciclo di questi materiali che altrimenti andrebbero in discarica o nell'inceneritore.

Tuttavia, la plastica nera non può essere utilizzata per realizzare prodotti bianchi e non sempre è adatta per gli imballaggi alimentari, ma risulterebbe ideale per pallet, secchi o tiranti ferroviari.

Grazie agli ultimi sviluppi tecnologici e alle sempre più esigenti richieste dei consumatori che preferiscono una maggiore quantità di riciclato nel packaging, si prevede una crescita costante della domanda di impianti di selezione in grado di recuperare tutti i neri dal flusso dei rifiuti.